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Davide e Golia
di Franco Isman


Ha vinto Golia.
Il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata da Insieme per Monza, in persona del proprio segretario politico e di altri iscritti, assieme ad alcuni abitanti di via della Vignazza e ad alcuni piccoli commercianti, contro il rilascio del permesso di costruire da parte del Comune di Monza.
De profundis quindi per quell'area che era stata inclusa da Leonardo Benevolo nel “Parco di cintura urbano” e poi tolta dalle orripilanti varianti volute dalla giunta Colombo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Colombo quel che è di Colombo respingendo il giochino di Forza Italia & Co. che vogliono ribaltare la responsabilità della cementificazione sulla attuale giunta. In teoria il giudizio di merito potrebbe anche accogliere il ricorso, ma soltanto in teoria.

Davide: un gruppo di privati organizzato da Insieme per Monza, assistiti da un avvocato.

Golia: Agenzia del Demanio, Agenzia delle Entrate, Centro Rondò, Comune di Monza, Guardia di Finanza, Immobiliare Europea, Ministero dell'Economia e delle Finanze, Provincia di Milano, Regione Lombardia, Rinascente Spa. In ordine alfabetico, come si possono rilevare dal sito www.giustizia-amministrativa.it. E sono anche indicati gli avvocati: 13, se abbiamo contato bene, e fra loro il Gotha dell'avvocatura amministrativista milanese.

In queste condizioni che significato e che peso può aver avuto la costituzione in giudizio dell'amministrazione comunale? Tenuto conto del fatto che in passato il Comune aveva contestato le decisioni del collegio di vigilanza opponendosi in giudizio, e vincendo il ricorso al TAR (con un collegio giudicante differente da quello odierno), e successivamente votando contro l'ultima decisione dello stesso collegio (ma astenendosi dal proporre un nuovo ricorso), questa costituzione, con la presentazione di una memoria difensiva puntigliosa e dettagliata, di segno opposto alle precedenti posizioni, stava chiaramente a segnalare il cambiamento di rotta dell'amministrazione, attualmente decisamente favorevole all'accordo di programma. Sarebbe istruttivo per tutti confrontare le due memorie del Comune: quella della causa vinta e quella attuale, ma sono atti in possesso soltanto delle parti.

E' giusto ricordare che a valle della decisione dell'amministrazione di rinunciare ad ulteriori ricorsi, ineluttabile o meno che fosse, il successivo comportamento era di fatto a senso unico e gli atti compiuti, ed opposti dai ricorrenti, praticamente dovuti, a parte eventuali tattiche dilatorie e a parte la costituzione in giudizio.

E allora?
Il problema, gravissimo problema, sta nel fatto che l'amministrazione non abbia in realtà soltanto subito un procedimento inventato e portato avanti fino ad un punto di non ritorno dalla passata amministrazione, prima responsabile, ripetiamolo ancora una volta, dell'accaduto, ma, da un certo momento in avanti, abbia autonomamente deciso che l'accordo era cosa buona e giusta e, conseguentemente, da difendere in tutti i modi. Il contenzioso bloccava buona parte dei possibili interventi urbanistici e si è deciso di chiudere comunque la vertenza.

Ce lo ha detto e ripetuto il sindaco nell'incontro della giunta con i cittadini dello scorso settembre e in numerose altre occasioni, lo ha confermato Alfredo Viganò con un divertente lapsus in una sua lettera di pochi giorni fa al forum Monza-Piazza d'Uomo in cui dice testualmente: “E due (Rondò e Cascinazza)! Questa sera sono contento… Stasera mi diverto e brindo…”.
Un brindisi quindi non soltanto per lo splendido risultato conseguito nel giudizio sulla Cascinazza, ma anche per il superamento del problema Rondò, con l'accettazione dell'accordo di programma.
Per ultimo la comparsa in giudizio non soltanto per affermare la correttezza formale dell'operato dell'amministrazione ma per opporsi in tutti i modi al ricorso di chi cercava ancora di portare avanti la lotta all'insediamento.

Che l'accordo di programma abbia anche delle contropartite positive è certamente vero, e ci mancherebbe che non ce ne fossero, ce le ha enumerate il sindaco in quell'incontro:
dalla nuova Fiera di Monza, che potrà trovar posto nell'area dell'ex caserma IV Novembre dove era previsto il Tribunale (ma è molto discutibile che questa sia una scelta giusta), all'albergo di 100 posti letto quasi indispensabile ed ottimo in quella localizzazione, agli spazi per uffici utilissimi con la nuova funzione di Monza capoluogo e anch'essi in particolare in quella posizione, proiettata verso la Brianza, alla nuova caserma della Guardia di Finanza assolutamente necessaria, al nuovo Ufficio Unico delle Imposte, altrettanto importante, agli oneri di urbanizzazione a carico dei privati (quasi 5 milioni di euro) che consentono all'amministrazione di sopperire ai mancati introiti derivanti dai tagli governativi agli enti locali. Aggiungiamo anche l'acquisizione della caserma San Paolo dove è previsto di dare una degna sede alla Biblioteca civica.

E' lecito per una amministrazione cambiare opinione? In linea di massima certamente sì, e la politica è l'arte del possibile, ma nel caso specifico ciò significava contraddire il mandato ricevuto dagli elettori in quanto la difesa dell'area del Rondò non era soltanto un impegno programmatico, ma ne era uno dei cardini ed era la base dell'alleanza con la lista civica di Insieme per Monza. Nel caso specifico si è accettato di monetizzare un bene assolutamente non rinnovabile, una delle ultime aree verdi della Città. E tutto ciò è avvenuto con una decisione di vertice, nel chiuso della giunta, senza alcun dibattito, neppure in consiglio comunale.

Franco Isman

vedi anche:
Quel pasticciaccio brutto del Rondò dei Pini” del 12 maggio 2004
Giunta e cittadini, Provincia e Ronḍ dei Pini” del 10 settembre 2004
Ronḍ dei Pini, l'ultima spiaggia - Il ricorso di Insieme per Monza” del 23 novembre 2004


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  26 novembre 2004